Programma del Congresso


 
Un viaggio nella mente del Cane insieme ai più importanti esperti e studiosi provenienti da tutta Europa.
 
Per moltissimo tempo l’etologia e la psicologia hanno ignorato il miglior amico dell’uomo, fatte pochissime eccezioni. Negli ultimi anni però i riflettori si sono accesi sui nostri amici e diversi studiosi, in tutto il mondo, hanno cominciato a colmare questa mancanza mettendo il cane al centro del loro interesse.
 
In breve tempo, grazie a nuove tecnologie e a una sempre maggior velocità di trasmissione dei dati e delle informazioni, si sono fatti passi da gigante. Il “Vaso di Pandora” è stato scoperchiato, svelando uno sconfinato universo: la mente del cane.
 
Si è scoperto molto, ma ancora pochissimo rispetto all’orizzonte di complessità che si è dispiegato davanti agli occhi dei ricercatori e degli addetti ai lavori. La prima cosa di cui ci si è resi conto è che c’è molto di più da scoprire di quanto già si conosce, e la sensazione di vertigine, di fronte a questa ignota immensità, si rinnova ogni qual volta si fanno nuove scoperte. Tutto ciò non può che essere entusiasmante per coloro che amano il cane e che bramano di conoscerlo sempre più a fondo.
 

Ricercatori a livello internazionale, esperti, Veterinari, Etologi e Educatori Cinofili a confronto per un aggiornamento davvero unico nel suo genere

Presiedono all’evento: Eleonora Mentaschi e Luca Spennacchio

Orario: la registrazione e l’accesso dei partecipanti in modalità live streaming avverrà dalle 8:00 alle 9:15 del sabato e della domenica. Si avrà inizialmente  accesso ad una “stanza di attesa” e la segreteria farà accedere un pò alla volta al congresso. Preghiamo tutti i gentili iscritti di essere puntuali e accedere al link in tempo utile, considerando il numero di partecipanti all’evento. Ritardatari: dopo le 9:15 non sarà possibile accedere e si dovrà attendere la pausa pranzo per poter essere ammessi all’evento.

8:00 Apertura segreteria e accesso all’evento

9:30 Inizio conferenza

13:00-14:00 Pausa pranzo

17:30 Chiusura relazioni

A seguire i relatori del congresso, che siamo onorati e orgogliosi di ospitare a questa terza entusiasmante edizione!

CLICCA SUL TITOLO DELLE RELAZIONI PER SAPERNE DI PIU’

Dott.ssa Barbara Gallicchio, Medico Veterinario Comportamentalista,  Italia

Vulnerabilità ai disturbi comportamentali nei cani adottati da canili

L’esperienza della vita confinata, in canile ma anche nei serragli dietro alle case di campagna o persino in cortili chiusi al mondo circostante, inevitabilmente comporta una deprivazione di esperienze, sociali e ambientali, che non potrà non avere conseguenze sullo sviluppo comportamentale e sull’equilibrio emozionale degli individui.

Partendo da questa deprivazione che, se vissuta nell’età evolutiva può costituire addirittura un blocco ontogenetico in grado di impedire il corretto emergere dei naturali network comportamentali e delle capacità funzionali a quelli associate, dovremo poi inserire una serie significativa di variabili che in parte appartengono alla sfera dell’epigenetica, in parte a quella della genetica di popolazioni, in altra parte alla socializzazione consentita e a quali specie, all’età di inserimento nell’ambiente confinato e il tempo ivi trascorso, il livello di subottimalità dell’ambiente, le esperienze negative vissute sia a causa di interazioni con altri sia per esempio come complicazioni di problemi di salute, e così via.

Di conseguenza il comportamento di un cane che ha vissuto libero come cane di quartiere per 3 anni prima della cattura sarà molto diverso da quello di cuccioli catturati in gruppo a 5 mesi dalla campagna e pertanto non socializzati né urbanizzati e sarà ancora diverso da un cane di proprietà che si è smarrito.

Saranno considerate le condizioni che appunto conducono a vulnerabilità – prevedibili per occhi esperti – ai disturbi comportamentali, per lo più disturbi su base ansiosa (da un modesto grado di ansia generalizzata all’antropofobia), con i quali dobbiamo confrontarci per cercare di aiutare tanto i cani che si trovano a dover trovare capacità di adattamento a un ambiente alieno e, a volte, terrifico, quanto le famiglie che li hanno adottati, sovente con grandi difficoltà gestionali infine fonte di stress cronico per tutto il nucleo.

Prof. Adam Miklosi, Università Eötvös Loránd di Budapest, Ungheria.

DOGS, HUMANS AND ROBOTS
I recenti sviluppi tecnologici hanno aperto nuove possibilità che permettono ai ricercatori di utilizzare oggetti controllati da remoto e con movimento autonomo per studiare il comportamento sociale e cognitivo degli animali. Utilizzare agenti artificiali come partner interattivi permette di studiare l’effetto del comportamento e separatamente la tendenza degli animali ad accettare un agente artificiale come partner sociale. Nella conferenza verranno descritti i risultati ottenuti riguardo l’interazione cane–robot, volti a fornire una migliore comprensione delle abilità sociali dei cani e investigare se questi agenti possono rappresentare per loro dei partner sociali. In una serie di studi è stato analizzato: (1) se il comportamento familiare facilita il riconoscimento di un agente artificiale con movimento autonomo (UMO) non familiare come potenziale partner animato, a prescindere dalle sue caratteristiche fisiche; (2) se i cani tendono ad ingaggiare interazioni comunicative con l’UMO e reagire ai suoi segnali; (3) se gli UMO hanno un’influenza sociale simile sul comportamento dei cani come la hanno i partner sociali. Sono state permesso una breve interazione diretta tra cani e UMO in un set di problem solving nella quale l’UMO era interattivo. È emerso che i cani sono disposti ad interagire con gli UMO e reagiscono ai loro segnali visivi in varie situazioni, ma solo quando gli agenti mostrano un comportamento di tipo sociale. Quando interagiscono con UMO (con interazioni di tipo sociale) i cani mostrano comportamenti sociali simili a quelli delle interazioni con gli uomini. Queste scoperte forniscono una base promettente per futuri studi utilizzando gli UMO nelle ricerche sul comportamento e sollevano la possibilità di utilizzare questi agenti come partner sociali per i cani in specifiche situazioni.

Dott Paolo Mongillo, Università degli Studi di Padova, Italia

PERCEZIONE E COGNIZIONE SPAZIALE: COME FANNO I CANI AD ORIENTARSI?

Quante volte siamo rimasti stupidi nel sentire cani che hanno trovato la strada di casa dopo essersi persi a centinaia di chilometri di distanza? In questo studio parlerò degli studi che hanno indagato le capacità percettive e cognitive spaziali usate dai cani per orientarsi nello spazio e vedremo in quali casi queste capacità possono essere compromesse fattori come il sesso e l’età.

Dott.ssa Sarah Marshal Pescini, Domestication Lab & Wolf Science Center, Konrad Lorenz Institute of Ethology, University of Veterinary Medicine Vienna

COMPORTAMENTO E ORMONI, COSA CI RACCONTANO DELLA DOMESTICAZIONE DEL CANE?

Teorie recenti propongono che durante la domesticazione c’è stato un cambiamento nell’assetto ormonale del cane rispetto al lupo. Ovvero che il circuito ormonale legato allo stress (glucocorticoidi) e all’attaccamento (ossitocina), siano cambiati facilitando la vita del cane con l’essere umano.

Nella presentazione verranno raccontati degli studi condotti al Wolf Science Centre, in cui abbiamo confrontato comportamento e risposta ormonale in situazioni con conspecifici e con umani, i risultati verranno analizzati in relazione anche a studi condotti con i cani “pet” e i cani liberi.

Quello che emerge, è che lo studio degli ormoni affiancato allo studio del comportamento può aiutarci a capire meglio lo stato emotivo degli animali osservati.

Dott.ssa Ludovica Pierantoni,  Medico Veterinario esperto in Comportamento, Italia

DOLORE E COMPORTAMENTO

La relazione tra dolore e comportamento è strettissima e non è solo di tipo nocicettivo (cosa sente il cane e come risponde a quello che sente).

Dobbiamo cominciare a pensare, quando parliamo di dolore, all’esperienza del dolore perché nella risposta al dolore è fortemente coinvolto il cervello emotivo; il dolore è un’esperienza psicofisica, altamente soggettiva, mediata dal sistema immunitario e dal sistema di risposta allo stress.

Il dolore acuto è un’emozione spiacevole, associata a un rischio potenziale o reale di danno tissutale ma, se la stimolazione dolorosa non è limitata nel tempo, la sua funzione “salvavita” cessa, il dolore diventa cronico e si tramuta in un effetto collaterale con nessuna funzione fisiologica e/o effetto benefico.

Nel dolore cronico si assiste ad una sensibilizzazione del dolore, una amplificazione della percezione del dolore stesso, senza più correlazione fra lo stimolo/danno organico e l’intensità del dolore.

Purtroppo, un’altissima percentuale dei nostri animali sperimenterà dolore cronico. Questo dolore comporterà modificazioni sia anatomiche che dei neurotrasmettitori con effetti secondari anche su altri apparati.

Dolore ed emozioni sono strettamente correlati: così come il dolore può esacerbare le alterazioni comportamentali, ansia, paura e frustrazione possono potenzialmente peggiorare la sensibilità al dolore.

In che modo il dolore può influenzare il comportamento? Come possiamo capire se un cane sta soffrendo? Quali sono i segni clinici e comportamentali del dolore?

Individuare il dolore è un primo passo per gestirlo correttamente attraverso un trattamento multimodale che comprende una terapia farmacologica, una terapia comportamentale e una terapia fisioterapica/fisica.

Riconoscere il dolore, comprendere il ruolo che lo stesso assume nella patogenesi comportamentale è fondamentale per il buon esito di un percorso rieducativo comportamentale e per il benessere del cane.

Dott.ssa Eleonora Amadei, Resident presso il College Europeo di Benessere Animale e Medicina Comportamentale 

DOLORE E COMPORTAMENTO

La relazione tra dolore e comportamento è strettissima e non è solo di tipo nocicettivo (cosa sente il cane e come risponde a quello che sente).

Dobbiamo cominciare a pensare, quando parliamo di dolore, all’esperienza del dolore perché nella risposta al dolore è fortemente coinvolto il cervello emotivo; il dolore è un’esperienza psicofisica, altamente soggettiva, mediata dal sistema immunitario e dal sistema di risposta allo stress.

Il dolore acuto è un’emozione spiacevole, associata a un rischio potenziale o reale di danno tissutale ma, se la stimolazione dolorosa non è limitata nel tempo, la sua funzione “salvavita” cessa, il dolore diventa cronico e si tramuta in un effetto collaterale con nessuna funzione fisiologica e/o effetto benefico.

Nel dolore cronico si assiste ad una sensibilizzazione del dolore, una amplificazione della percezione del dolore stesso, senza più correlazione fra lo stimolo/danno organico e l’intensità del dolore.

Purtroppo, un’altissima percentuale dei nostri animali sperimenterà dolore cronico. Questo dolore comporterà modificazioni sia anatomiche che dei neurotrasmettitori con effetti secondari anche su altri apparati.

Dolore ed emozioni sono strettamente correlati: così come il dolore può esacerbare le alterazioni comportamentali, ansia, paura e frustrazione possono potenzialmente peggiorare la sensibilità al dolore.

In che modo il dolore può influenzare il comportamento? Come possiamo capire se un cane sta soffrendo? Quali sono i segni clinici e comportamentali del dolore?

Individuare il dolore è un primo passo per gestirlo correttamente attraverso un trattamento multimodale che comprende una terapia farmacologica, una terapia comportamentale e una terapia fisioterapica/fisica.

Riconoscere il dolore, comprendere il ruolo che lo stesso assume nella patogenesi comportamentale è fondamentale per il buon esito di un percorso rieducativo comportamentale e per il benessere del cane.

Dott.ssa Stefania Uccheddu Clinica Veterinaria San Marco (Veggiano-PD)

DALLE STRATEGIE DI COPING AI DISTURBI COMPULSIVI: EMOZIONI E SCIENZA

I disordini ossessivo-compulsivi sono descritti in psicopatologia umana come comportamenti ripetuti in cui l’individuo si sente di rispondere ad uno stimolo interno o esterno. Gli stimoli esterni sono normalmente stimoli sensoriali, acustici, visivi, olfattivi. Gli stimoli interni invece possono essere dei pensieri intrusivi, ad un’ossessione (non esternamente evidente) o a regole che devono essere sempre applicate rigidamente.

Nel caso dei cani e gatti il disturbo compulsivo è comunque caratterizzato da sequenze comportamentali in cui si alternano atti funzionali e non funzionali. Però, a differenza degli esseri umani, la possibilità che dei pensieri intrusivi possano scatenare il disturbo non è verificabile. Per questo motivo, mentre nella medicina umana si parla più frequentemente di disturbi ossessivo-compulsivi (OCD, obsessive compulsive disorders), nel caso di cani e gatti si parla di disturbi compulsivi (OC, disturbi compulsivi).

Gli studi antropologici e etologici infatti ci descrivono come in realtà, anche tra specie animali sono presenti dei rituali (non legati ad un disturbo ossessivo compulsivo) che potrebbero rispondere a queste stesse caratteristiche. Questo aspetto fa riflettere sul fatto che la ripetizione di una sequenza comportamentale come nel caso dei disturbi ossessivo compulsivi potrebbe prendere origine da meccanismi di base simili a quelli dei comportamenti rituali non patologici. Quindi i meccanismi evoluzionistici di base dei rituali comportamentali normali e delle sequenze comportamentali dei disturbi ossessivo compulsivi potrebbero avere dei meccanismi evoluzionistici caratterizzati da cause prossime e ultime comuni. Nel caso dei disturbi compulsivi sembrerebbe che il significato adattativo delle sequenze motorie sia legato alla possibilità di gestire le situazioni potenzialmente stressanti o pericolose attraverso una strategia alternativa. La ripetizione di atti non funzionali che non servono al raggiungimento dell’obiettivo sembrerebbe quindi legato al tentativo di riottenere un controllo dell’ambiente.

La letteratura racconta che la ripetizione degli atti servirebbe infatti a formulare una sequenza ben controllata in una situazione in cui manca totalmente il controllo e l’animale potrebbe andare incontro a stress. Grazie alla ripetizione di sequenze comportamentali l’animale tenta di riallinearsi all’ambiente con il quale ha perso l’equilibrio.

Le conoscenze dei vari aspetti dei disturbi compulsivi permettono di aiutare sia il Medico Veterinario Esperto in Comportamento che l’Istruttore Cinofilo e il caregiver a riconosce e prendersi cura di un problema comportamentale diffuso ma poco conosciuto in modo da assicurare un’ottimale qualità della vita al sistema famiglia.

Dott. Andrea Sommese,Ricercatore presso il Dipartimento di Etologia, ELTE University, Budapest, Hungary

Guarda la video intervista a Andrea Sommese 

IL “GIFTED DOG PROJECT”: QUANDO I CANI POSSONO ESSERE GENIALI

Alcune persone sono dotate di un talento eccezionale e spesso, persone di questo tipo hanno contribuito a segnare la nostra storia e cultura. Leonardo, Mozart, Einstein sono solo alcuni esempi di questo fenomeno. Ma il talento in un determinato campo è un fenomeno che interessa soltanto noi umani? Non sappiamo se esistono api o elefanti con talento, ma adesso abbiamo la prova che il talento esiste anche in un’altra specie animale: il cane.

Le recenti ricerche del gruppo capitanato dalla Dott.ssa Claudia Fugazza del dipartimento di Etologia dell’università Eötvös Loránd di Budapest sono indirizzate proprio a comprendere meglio le capacità di apprendimento dimostrate da pochi individui in uno specifico contesto. Solo pochi rari cani dotati in tutto il mondo mostrano infatti l’abilità unica di apprendere più nomi di oggetti e cioè il nome dei loro giocattoli.

Questi cani possono imparare i nomi molto rapidamente e ricordarli per oltre due mesi e sono stati ribattezzati Gifted Word Learner. Il gruppo è affascinato dalle differenze interindividuali riscontrate nell’apprendimento di nomi di oggetti e questo è solo l’inizio di un viaggio che ci porterà alla scoperta di come funziona davvero il talento – cioè, il perché alcuni individui, appartenenti al genere umano o altre specie, sono dotati in un determinato campo.

Dott.ssa Carlotta Burani, Laboratorio di Etologia presso l’Università di Parma, Italia

OTTIMISMO E PESSIMISMO NEL MONDO ANIMALE

Il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto? La risposta è: dipende! Dipende dalla personalità, dal livello di motivazione e dallo stato emotivo del soggetto.

Il fenomeno dei bias cognitivi riguarda proprio l’influenza degli stati emotivi sulle funzioni cognitive. In particolare, il bias di giudizio è relativo all’ interpretazione in senso ottimistico o pessimistico di uno stimolo ambiguo, la quale è correlata allo stato emotivo del soggetto. Quanto detto vale per noi esseri umani, ma non solo, anche cani, ratti, topi, macachi, pecore, maiali, cavalli, storni e api possono essere ottimisti e pessimisti.

Questo perché, come Darwin ci ha insegnato, noi tutti siamo il prodotto di milioni di anni di evoluzione: ottimismo e pessimismo sono meccanismi fondamentali per la sopravvivenza e sono quindi ampiamenti conservati in tutto il mondo animale.

Insieme cercheremo quindi di fare luce sul rapporto tra emozioni, personalità e capacità di giudizio negli animali umani e non.

Molti test scientifici sono stati svolti per analizzare questi fenomeni nel cane: si è scoperto, ad esempio, che cani che presentano comportamenti legati all’ansia da separazione sono più pessimisti e che quest’attitudine diminuisce se i soggetti vengono trattati con fluoxetina. L’ossitocina, invece, induce nei cani aspettative positive; lo stesso avviene nel caso di un’interazione positiva con un essere umano per i cani di canile (questi, in generale, sembrano essere più pessimisti dei “colleghi” che vivono in casa come pet). Infine, cani che svolgono attività olfattive sono più ottimisti, cani addestrati con metodi aversivi sono più pessimisti.

I risultati di questi studi non sono però del tutto coerenti tra loro e la relazione tra stato emotivo e bias di giudizio nel cane non è stata al momento del tutto verificata.

C’è ancora molto da scoprire riguardo a questi meccanismi cognitivi.

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